Il governo boliviano ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria e stanziato un fondo di 22 milioni di euro per fronteggiare l’epidemia di febbre dengue che ha colpito il paese mentre il bilancio dei contagiati in questi giorni ha toccato i 50.000 casi.
Resta a 22 il numero delle vittime, provocate dalla variante emorragica della malattia trasmessa dalla zanzara ‘aedes aegypti’.
Il presidente Evo Morales ha dichiarato una “giornata di pulizia generale obbligatoria” a Santa Cruz, la città più colpita con il 71% dei casi, per ripulire i canali di scolo e le pozze, riempiti dalle piogge, dove si accumulano le larve degli insetti che diffondono la malattia.
La febbre dengue non dà tregua a tutta l’America Latina: dall’inizio dell’anno sono stati registrati nella regione 113.758 casi, di cui 2052 delle variante emorragica, secondo i dati diffusi dall’Organizzazione panamericana per la salute.
In tutto il 2008, i malati sono stati 850.000, di cui 38.000 colpiti dalla variante emorragica che ha provocato 584 morti. Attualmente le nazioni più colpite dopo la Bolivia sono il Brasile, il Paraguay e l’Argentina.
Il ministro della salute argentino ha reso noto oggi di 2200 casi accertati, soprattutto nella provincia di Chaco, ma altre migliaia di ammalati che presentano i sintomi sono sotto esame medico.
La malattia si manifesta con febbre, vomito e dolori muscolari, ma in una bassa percentuale può degenerare in emorragie interne.
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