I militari arrestano Manuel Zelaya. Obama preoccupato. Clinton: «Violati i principi democratici»
TEGUCIGALPA (Honduras) - Colpo di Stato in Honduras. Un gruppo di militari ha arrestato a Tegucigalpa, il presidente del paese centroamericano, Manuel Zelaya. La notizia, resa nota da emittenti radiofoniche del Paese, è stata confermata domenica pomeriggio dal diretto interessato. «Sono stato rapito e sono vittima di un complotto» ha detto Zelaya dai microfoni della catena televisiva latinoamericana Telesur. Ora il presidente si trova in Costa Rica, dove è stato condotto con la forza dai militari. Il capo dello stato dell’Honduras, alleato del venezuelano Hugo Chavez, è stato bloccato all’alba dai militari all’interno della sua residenza, poco prima dell’apertura delle urne per il contestato referendum di revisione costituzionale. Dietro il golpe militare c'è la Corte Suprema di Tegucigalpa. I giudici hanno spiegato infatti con un comunicato di aver ordinato ai militari di agire proprio perché Zelaya aveva tentato di violare la legge facendo votare un referendum per autorizzare la sua rielezione. La moglie del presidente deposto, la «primera dama» honduregna, Xiomara de Zelaya, non è riuscita a fuggire con il marito in Costa Rica e si è rifugiata «su una montagna» nella zona orientale del Paese. E in serata il Parlamento dell'Honduras ha nominato successore del presidente deposto il presidente dello stesso Parlamento, Roberto Micheletti. Il voto è avvenuto per alzata di mano.
ATTACCO A OBAMA IN TV - Zelaya ha subito puntato il dito contro il presidente americano Barack Obama: «Ci sei tu dietro a tutto questo?», ha chiesto Zelaya all'inquilino della Casa Bianca dai microfoni di Telesur. La Casa Bianca ha però risposto respingendo con forza l'accusa: «Non c'è stato alcun coinvolgimento statunitense in quest'azione contro il presidente Zelaya». Dura anzi la condanna del golpe da parte del segretario di Stato americano Hillary Clinton, che ha parlato di un atto che deve essere «condannato da tutti» e che «viola i principi democratici». Le parole del capo della diplomazia Usa seguono quelle di «profonda preoccupazione» espresse da Barack Obama, accusato invece anche dal presidente venezuelano Hugo Chavez di essere coinvolto nel colpo di Stato.
CHAVEZ - Proprio Chavez, che aveva chiesto a Obama di pronunciarsi contro il golpe in Honduras («un colpo di stato troglodita»), ha avvertito in una dichiarazione televisiva che il suo Paese «potrebbe agire, anche militarmente», se il proprio ambasciatore o la sede dell’ambasciata in Honduras dovessero essere attaccati.
LA UE CHIEDE LA LIBERAZIONE- Alla condanna del golpe da parte del Venezuela, si aggiunge quella di Colombia, Brasile, Argentina ed Ecuador. Anche i ministri degli esteri dell'Ue hanno «condannato con forza l'arresto del presidente dell'Honduras» Manuel Zelaya chiedendone «l'urgente liberazione». In un documento pubblicato domenica a Corfù, ai margini della riunione dell'Osce, i 27 ministri auspicano un rapido «ritorno alla normalità costituzionale» nel paese centramericano. L’Organizzazione degli stati americani (Osa) ha indetto una riunione d’emergenza per discutere la situazione in Honduras. Il presidente del Paese, Manuel Zelaya. Dura la condanna del golpe da parte di numerosi paesi latinoamericani: contro il colpo di Stato si sono finora espressi, oltre al Venezuela, anche Colombia, Brasile, Argentina ed Ecuador.
TENSIONE - Successivamente all'arresto del presidente, testimoni hanno riferito che gas lacrimogeni sono stati sparati contro un gruppo di circa 500 manifestanti davanti al palazzo presidenziale. Colonne di blindati hanno percorso non solo le strade di accesso alla residenza del presidente arrestato ma anche altri punti della capitale. Gruppi di militari hanno preso il controllo delle sedi di alcuni edifici della pubblica amministrazione. Nella capitale ci sono anche interruzioni nella fornitura dell'energia elettrica. In serata centinaia di sostenitori del presidente dell'Honduras sono scesi in piazza davanti alla sede della presidenza per chiedere il suo ritorno nel Paese. Lo hanno riferito testimoni. I manifestanti appartengono alle organizzazioni politico-sociali che hanno difeso il progetto di Zelaya di modificare la Costituzione per potersi ricandidare alle presidenziali per un secondo mandato.
LA CRISI ISTITUZIONALE - L'arresto di Zelaya arriva dopo la delicata crisi istituzionale che si era aperta a seguito della decisione del presidente di rimuovere il capo di stato maggiore delle forze armate, Romeo Vasques: decisione contestata dallo stesso militare, la cui reintegrazione all'incarico era stata d'altra parte chiesta dalla Corte suprema honduregna. Al centro del lungo braccio di ferro militari-presidente c'è un controverso referendum popolare indetto da Zelaya e in programma per domenica, attraverso il quale il presidente puntava ad ottenere una riforma costituzionale che gli permetterebbe di presentarsi per un secondo mandato presidenziale di quattro anni.
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