A POMPEI LA RETE PER IL DIRITTO ALL’IDENTITÁ
Il Comune si attiva per l’istituzione dell’ufficio per ritrovare i bambini dei desaparecidos argentini rapiti dal regime militare.
A Pompei una sede della «Rete per l’Identità» (Red) per ritrovare i figli dei desaparecidos, nati in Argentina tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Al progetto sta lavorando l’assessorato alla cultura del comune mariano, coordinato da Antonio Ebreo, in collaborazione con l’associazione socioculturale italo/argentina (Ascia) che ha sede a Castellammare di Stabia. L’iniziativa è stata presentata lunedì 27 aprile nel corso dell’incontro «Memoria y Desaparecidos» durante cui si è discusso dei crimini commessi negli anni della terribile dittatura che ha caratterizzato circa trenta anni fa la storia dell’Argentina. Alla manifestazione è intervenuto Horacio Pietragalla Corti, che venne strappato, poco dopo la sua nascita, dai suoi genitori naturali, mentre venivano torturati dai militari, per avere come unica colpa, quella di essere degli oppositori del regime dittatoriale. Quest’ultimo ricordando la sua vicenda ha sottolineato: «I miei dubbi sulla famiglia che mi ha cresciuto – spiega il giovane argentino – sono nati quando vedevo il loro comportamento diverso nel periodo imminente al mio compleanno ed a quello di mia sorella. Per quest’ultima mia madre raccontava tutti i momenti del parto e della nascita, ma per me invece questi ricordi non c’erano. Da qui è partito un primo dubbio. Poi la mia ragazza navigando sul sito internet dell’associazione delle Nonne di Plaza de Mayo, ha visto una donna, la mia vera mamma, che mi teneva in braccio e mi ha detto che quella donna era uguale a me. Da qui, contattando poi l’associazione, sono riuscito a conoscere la mia vera identità, e sono anche riuscito a recuperare anche i resti dei miei genitori biologici». Riferendosi al progetto della Rete per l’Identità, Pietragalla Corti ha evidenziato: «chiunque, giovane nato in Argentina, pensi di aver dei dubbi sulla propria identità, oppure creda di non essere figlio biologico dei propri genitori, può rivolgersi alla Red, anche attraverso una semplice e–mail all’indirizzo dubbio@retexi.it, oppure dudas@retexi.it, per avere notizie circa la sua nascita o i primi anni della sua infanzia». Rispondendo poi alle domande del pubblico, il giovane argentino ha spiegato il rapporto attuale con quella che credeva la sua famiglia, dicendo: «Non è possibile avere più un legame con queste persone. Loro mi hanno in pratica defraudato per tanti anni, addirittura facendomi battezzare da un militare del regime, che era un vicino di casa delle persone con le quali sono cresciuto». Pietragalla ha altresì commentato la polemica creatasi in Italia, scaturita da un frase dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, affermando: «Un capo di governo, non puo' pensare (e dire) cose del genere. Comunque non mi importa di ciò che dice il premier italiano. La cosa più forte (e brutta) è stata la reazione dei presenti, quando il premier ha detto quella cosa: tutti hanno riso. Quindi è stata una battuta (infelice), oltre a cinica e violenta, su un evento che ha drammaticamente colpito un popolo intero e che è andata a toccare una ferita sempre aperta, di migliaia di persone che hanno perso figli e nipoti a causa della crudeltà di quanti non hanno alcun rispetto della vita e delle sofferenze umane». La vicenda storica dei desaparecidos e dei loro figli, dalla cattura al processo e condanna ai torturatori, è stata ricordata a Pompei, con la proiezione di un filmato, trasmesso di recente anche nel noto programma televisivo «Chi l’ha visto?», in onda su Rai 3. La visione delle immagini ha coinvolto il folto pubblico presente all’iniziativa, generando la commozione dei tanti partecipanti. I loro sentimenti sono stati ben evidenziati da Claudio D’Alessio sindaco di Pompei, che aprendo il dibattito successivo alla proiezione ha affermato: «È impossibile restare indifferenti a queste immagini, che rappresentano una pagina triste e drammatica della storia dell’Argentina. Dispiace – ha aggiunto il sindaco – aver scoperto che molti dei militari e dei torturatori dei desaparecidos, abbiano origini italiane, ben dimostrate dai loro cognomi. Ad Horacio, qui presente, ma a tutti gli scomparsi ed i loro parenti, a nome dei cittadini di Pompei, ma forse sarebbe il caso di dire di tutti gli italiani, mi sento quindi di chiedere scusa, per questo criminoso contributo dato da nostri connazionali, o loro discendenti, alla dittatura militare ed al suoi metodi». Ringraziamenti all’amministrazione comunale per la promozione della tavola rotonda sono giunti da Carlos Bustamante, presidente Ascia, che ha affermato: «Siamo soddisfatti dell’adesione della Città di Pompei, alle nostre iniziative per ricordare una triste pagina della storia del nostro paese d’origine. Per questo ci impegneremo per realizzare anche su questo territorio un ufficio, una cellula delle «Rete per l’Identità» che possa aiutare altri giovani argentini, probabili figli o nipoti di desaparecidos». L’obiettivo di creare una sede di questo tipo a Pompei, è stata anche ribadita da Ebreo, che ha spiegato: «Questo progetto si sposa con i valori di pace e solidarietà, emanati dalla nostra città, da sempre vicina alle popolazioni colpite da tragiche vicende, come quella argentina». L’assessore ha poi evidenziato l’assenza nel pubblico delle rappresentanze scolastiche esistenti sul territorio di Pompei affermando: «Il mio unico rammarico è la mancanza a questo incontro delle scuole della nostra città, che sono state tutte regolarmente invitate. Nonostante ciò ringrazio i tanti giovani, qui presenti. Questi ultimi nonostante la carenza scolastica, hanno partecipato, dimostrando l’attenzione verso una grave problematica, che riguarda da vicino l’Italia e il Sud, alla luce del forte rapporto esistente da sempre tra popolo italiano ed argentino». I legami e le analogie tra le due popolazioni, sono state ricordate da Marina Mantecòn Fumadò, funzionaria del settore affari politici e diritti umani dell’ambasciata argentina in Italia, che ha spiegato: «La nostra ambasciata è da sempre impegnati in progetti tesi ad evidenziare il rapporto esistente tra l’Argentina e l’Italia. Questo incontro si inquadra proprio nell’ottica di sviluppare in maniera ulteriore il legame storico, culturale e sociale, tra due Nazioni, davvero molto simili». La conclusione dell’iniziativa sarà affidata all’esibizione teatrale dal titolo “Argentina Hijos tour” scritto e interpretato da Roberto Solofria e Antimo Navarra, con le musiche di Gotan Project, curato dal Gruppo Teatro Mutamenti di San Leucio, la voce di Ilaria Delli Paoli, e l’audio di Alina Lombardi.
Per informazioni
Associazione Socio Culturale Italo/Argentina (Ascia)
Ufficio Stampa
Ing. G. Antonio Morese
cell. 388/11.68.351
e – mail: antoniomorese@tiscali.it
Dr. Basilio Puoti
cell. 328/56.84.789 – 320.29.54.636
e – mail: basilio.puoti0@alice.it
Il Comune si attiva per l’istituzione dell’ufficio per ritrovare i bambini dei desaparecidos argentini rapiti dal regime militare.
A Pompei una sede della «Rete per l’Identità» (Red) per ritrovare i figli dei desaparecidos, nati in Argentina tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Al progetto sta lavorando l’assessorato alla cultura del comune mariano, coordinato da Antonio Ebreo, in collaborazione con l’associazione socioculturale italo/argentina (Ascia) che ha sede a Castellammare di Stabia. L’iniziativa è stata presentata lunedì 27 aprile nel corso dell’incontro «Memoria y Desaparecidos» durante cui si è discusso dei crimini commessi negli anni della terribile dittatura che ha caratterizzato circa trenta anni fa la storia dell’Argentina. Alla manifestazione è intervenuto Horacio Pietragalla Corti, che venne strappato, poco dopo la sua nascita, dai suoi genitori naturali, mentre venivano torturati dai militari, per avere come unica colpa, quella di essere degli oppositori del regime dittatoriale. Quest’ultimo ricordando la sua vicenda ha sottolineato: «I miei dubbi sulla famiglia che mi ha cresciuto – spiega il giovane argentino – sono nati quando vedevo il loro comportamento diverso nel periodo imminente al mio compleanno ed a quello di mia sorella. Per quest’ultima mia madre raccontava tutti i momenti del parto e della nascita, ma per me invece questi ricordi non c’erano. Da qui è partito un primo dubbio. Poi la mia ragazza navigando sul sito internet dell’associazione delle Nonne di Plaza de Mayo, ha visto una donna, la mia vera mamma, che mi teneva in braccio e mi ha detto che quella donna era uguale a me. Da qui, contattando poi l’associazione, sono riuscito a conoscere la mia vera identità, e sono anche riuscito a recuperare anche i resti dei miei genitori biologici». Riferendosi al progetto della Rete per l’Identità, Pietragalla Corti ha evidenziato: «chiunque, giovane nato in Argentina, pensi di aver dei dubbi sulla propria identità, oppure creda di non essere figlio biologico dei propri genitori, può rivolgersi alla Red, anche attraverso una semplice e–mail all’indirizzo dubbio@retexi.it, oppure dudas@retexi.it, per avere notizie circa la sua nascita o i primi anni della sua infanzia». Rispondendo poi alle domande del pubblico, il giovane argentino ha spiegato il rapporto attuale con quella che credeva la sua famiglia, dicendo: «Non è possibile avere più un legame con queste persone. Loro mi hanno in pratica defraudato per tanti anni, addirittura facendomi battezzare da un militare del regime, che era un vicino di casa delle persone con le quali sono cresciuto». Pietragalla ha altresì commentato la polemica creatasi in Italia, scaturita da un frase dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, affermando: «Un capo di governo, non puo' pensare (e dire) cose del genere. Comunque non mi importa di ciò che dice il premier italiano. La cosa più forte (e brutta) è stata la reazione dei presenti, quando il premier ha detto quella cosa: tutti hanno riso. Quindi è stata una battuta (infelice), oltre a cinica e violenta, su un evento che ha drammaticamente colpito un popolo intero e che è andata a toccare una ferita sempre aperta, di migliaia di persone che hanno perso figli e nipoti a causa della crudeltà di quanti non hanno alcun rispetto della vita e delle sofferenze umane». La vicenda storica dei desaparecidos e dei loro figli, dalla cattura al processo e condanna ai torturatori, è stata ricordata a Pompei, con la proiezione di un filmato, trasmesso di recente anche nel noto programma televisivo «Chi l’ha visto?», in onda su Rai 3. La visione delle immagini ha coinvolto il folto pubblico presente all’iniziativa, generando la commozione dei tanti partecipanti. I loro sentimenti sono stati ben evidenziati da Claudio D’Alessio sindaco di Pompei, che aprendo il dibattito successivo alla proiezione ha affermato: «È impossibile restare indifferenti a queste immagini, che rappresentano una pagina triste e drammatica della storia dell’Argentina. Dispiace – ha aggiunto il sindaco – aver scoperto che molti dei militari e dei torturatori dei desaparecidos, abbiano origini italiane, ben dimostrate dai loro cognomi. Ad Horacio, qui presente, ma a tutti gli scomparsi ed i loro parenti, a nome dei cittadini di Pompei, ma forse sarebbe il caso di dire di tutti gli italiani, mi sento quindi di chiedere scusa, per questo criminoso contributo dato da nostri connazionali, o loro discendenti, alla dittatura militare ed al suoi metodi». Ringraziamenti all’amministrazione comunale per la promozione della tavola rotonda sono giunti da Carlos Bustamante, presidente Ascia, che ha affermato: «Siamo soddisfatti dell’adesione della Città di Pompei, alle nostre iniziative per ricordare una triste pagina della storia del nostro paese d’origine. Per questo ci impegneremo per realizzare anche su questo territorio un ufficio, una cellula delle «Rete per l’Identità» che possa aiutare altri giovani argentini, probabili figli o nipoti di desaparecidos». L’obiettivo di creare una sede di questo tipo a Pompei, è stata anche ribadita da Ebreo, che ha spiegato: «Questo progetto si sposa con i valori di pace e solidarietà, emanati dalla nostra città, da sempre vicina alle popolazioni colpite da tragiche vicende, come quella argentina». L’assessore ha poi evidenziato l’assenza nel pubblico delle rappresentanze scolastiche esistenti sul territorio di Pompei affermando: «Il mio unico rammarico è la mancanza a questo incontro delle scuole della nostra città, che sono state tutte regolarmente invitate. Nonostante ciò ringrazio i tanti giovani, qui presenti. Questi ultimi nonostante la carenza scolastica, hanno partecipato, dimostrando l’attenzione verso una grave problematica, che riguarda da vicino l’Italia e il Sud, alla luce del forte rapporto esistente da sempre tra popolo italiano ed argentino». I legami e le analogie tra le due popolazioni, sono state ricordate da Marina Mantecòn Fumadò, funzionaria del settore affari politici e diritti umani dell’ambasciata argentina in Italia, che ha spiegato: «La nostra ambasciata è da sempre impegnati in progetti tesi ad evidenziare il rapporto esistente tra l’Argentina e l’Italia. Questo incontro si inquadra proprio nell’ottica di sviluppare in maniera ulteriore il legame storico, culturale e sociale, tra due Nazioni, davvero molto simili». La conclusione dell’iniziativa sarà affidata all’esibizione teatrale dal titolo “Argentina Hijos tour” scritto e interpretato da Roberto Solofria e Antimo Navarra, con le musiche di Gotan Project, curato dal Gruppo Teatro Mutamenti di San Leucio, la voce di Ilaria Delli Paoli, e l’audio di Alina Lombardi.
Per informazioni
Associazione Socio Culturale Italo/Argentina (Ascia)
Ufficio Stampa
Ing. G. Antonio Morese
cell. 388/11.68.351
e – mail: antoniomorese@tiscali.it
Dr. Basilio Puoti
cell. 328/56.84.789 – 320.29.54.636
e – mail: basilio.puoti0@alice.it
1 commento:
La ringrazio per Blog intiresny
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