BUENOS AIRES - È morto a Buenos Aires l'ex presidente argentino Raúl Ricardo Alfonsin. Lo hanno reso noto i suoi familiari. Alla guida dei radicali, Alfonsin era stato nel 1983 il primo presidente eletto nelle urne dopo la fine dell'ultima dittatura militare in Argentina, avviando la transizione del paese dall'autoritarismo alla democrazia e il pluralismo. Bandiere a mezz'asta in Argentina, dopo la morte dell'ex capo di Stato Raul Alfonsin: il Governo della presidente Cristina Fernandez de Kirchner ha infatti annunciato che sta preparando un decreto che prevede tre giorni di lutto nazionale. A renderlo noto è stato il vicepresidente Julio Cobos, visto che la Fernandez si trova a Londra per partecipare domani al vertice del G20. Subito dopo l'annuncio della morte di Alfonsin, dato dai familiari e dal suo medico, Alberto Sadler, centinaia di persone si sono radunate sotto l'abitazione dell'ex presidente, in una delle avenidas del centro di Buenos Aires. Molti dei presenti portano candele bianche e cantano l'inno nazionale.
Membro della Unión Cívica Radical, schierato su posizioni socialiste, venne eletto per la prima volta deputato nel 1958, vincendo nella circoscrizione provinciale di Buenos Aires. Nel 1973 venne candidato dal movimento radicale alla presidenza dell'Argentina, ma nelle consultazioni politiche fu sconfitto da Ricardo Balbín.
Dopo il fallimento della giunta militare del Proceso de Reorganización Nacional (che lo aveva costretto al silenzio) e soprattutto la disastrosa guerra delle Falkland Alfonsin si ricandidò come presidente, e fu eletto nell'ottobre del 1983.
Durante il suo governo, uno dei più duraturi della storie dell'Argentina recente, molti membri influenti del precedente regime militare vennero arrestati per violazione dei diritti umani. Alfonsin attuò una politica laburista tentando di non surriscaldare troppo il clima sociale che il suo paese attraversava in quel momento.
Nel 1984 firmò un trattato di amicizia e collaborazione con il presidente del Cile Augusto Pinochet, che permise all'Argentina di avere un alleato in più nel suo tentativo di costruzione del Mercosur.
Nel 1989, tuttavia, ci fu una grave crisi economica dovuta soprattutto all'aumento vertiginoso dell'inflazione, che raggiunse e superò il 200%. In varie città (in particolar modo Rosario), scoppiarono vari moti di protesta che lo costrinsero alle dimissioni. Nello stesso uscì trionfante della elezioni politiche un peronista, Carlos Saúl Menem.
Candidato dal cartello dei progressisti nel 1995, fu nuovamente sconfitto da Menem. Si ritirò quindi dalla vita politica, pur rimanendo una figura prestigiosa della sinistra latino-americana.
Dopo il fallimento della giunta militare del Proceso de Reorganización Nacional (che lo aveva costretto al silenzio) e soprattutto la disastrosa guerra delle Falkland Alfonsin si ricandidò come presidente, e fu eletto nell'ottobre del 1983.
Durante il suo governo, uno dei più duraturi della storie dell'Argentina recente, molti membri influenti del precedente regime militare vennero arrestati per violazione dei diritti umani. Alfonsin attuò una politica laburista tentando di non surriscaldare troppo il clima sociale che il suo paese attraversava in quel momento.
Nel 1984 firmò un trattato di amicizia e collaborazione con il presidente del Cile Augusto Pinochet, che permise all'Argentina di avere un alleato in più nel suo tentativo di costruzione del Mercosur.
Nel 1989, tuttavia, ci fu una grave crisi economica dovuta soprattutto all'aumento vertiginoso dell'inflazione, che raggiunse e superò il 200%. In varie città (in particolar modo Rosario), scoppiarono vari moti di protesta che lo costrinsero alle dimissioni. Nello stesso uscì trionfante della elezioni politiche un peronista, Carlos Saúl Menem.
Candidato dal cartello dei progressisti nel 1995, fu nuovamente sconfitto da Menem. Si ritirò quindi dalla vita politica, pur rimanendo una figura prestigiosa della sinistra latino-americana.
Nessun commento:
Posta un commento